Dipendenza da internet: una patologia sempre più diffusa
La dipendenza da internet segue lo stesso decorso della ludopatia. Spesso la IAD è figlia di un disagio sommerso.
La dipendenza da internet è un disturbo psichico di natura compulsiva, definito in termini medico-psichiatrici Internet Addiction Disorder (IAD). Negli ultimi due decenni la letteratura di settore ha prodotto un numero considerevole di studi e di teorie volti ad inquadrare la sindrome da dipendenza dal web all’interno di un quadro clinico chiaro sebbene, ad oggi, esistano diverse teorie divergenti che descrivono l’attaccamento ossessivo del soggetto al device tecnologico come un sintomo deviante all’interno di una costellazione di disturbi cognitivo-comportamentali più ampia.
Riconoscere la dipendenza da internet
La dipendenza da internet presenta comportamenti e atteggiamenti tipici dei disturbi del controllo degli impulsi, così come avviene per la dipendenza dal gioco: il soggetto si dimostra incapace di affrontare lo stato di non connessione al web senza provare un senso generalizzato di ansia, instabilità, depressione; necessita di un numero crescente di ore da trascorrere online per appagare il proprio bisogno; spende energie mentali nel tentativo, spesso non riuscito, di limitare il proprio accesso alla rete e mente riguardo al tempo trascorso davanti al computer; compromette i rapporti sociali, indebolisce le relazioni interpersonali e il proprio rendimento a lavoro; utilizza il web come fonte di sfogo delle proprie emozioni negative.
Nella fase più acuta, la dipendenza influisce su ogni aspetto della vita del soggetto, spingendolo a vivere in uno stato di isolamento totale, cui si accompagna spesso una sensazione di onnipotenza alternata a fasi di crollo psico-emotivo; distaccamento dalla realtà e, non di rado, si sviluppa una parallela dipendenza dal sesso virtuale.
Come intervenire
La dipendenza da internet richiede un intervento di natura cognitivo-comportamentale o un percorso di analisi psicoterapica volto a limitare le ore trascorse in connessione e alla loro sostituzione con stimoli e attività di diversa natura, in grado di suscitare un eguale senso di gratificazione per il soggetto in cura. L’utilizzo di psicofarmaci è raro e, in linea generale, sconsigliato e si rende necessario solo se la dipendenza si accompagna a uno stato depressivo perdurante.